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La leadership adattiva per affrontare le sfide del mondo B.A.N.I.

A cura di Manuela Serpelloni, PRAXI Risorse Umane


"Il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare,
di qua e di là dove nasce e muore il sole".
Giovanni Verga
 
Cavalcare l’onda. Quante volte abbiamo sentito e utilizzato questa frase in situazioni di coraggio, adattabilità, energia e in cui si percepivano, seppur con una nota di rischio, importanti opportunità da cogliere.
 
L’azione di “cavalcare l’onda”, infatti, porta facilmente a visualizzare una figura agile su una tavola da surf sulla cresta di onde grandissime. Chiudi gli occhi: immagina di essere in acqua sulla tua tavola, in una splendida giornata di sole e di mare grosso. Cosa senti?
 
Alcuni percepiranno quasi reale il profumo dell’acqua salmastra, il vento sulla pelle, un’energia straordinaria, l’adrenalina crescere e la sensazione che tra le onde si annidino sfide straordinarie, e il brivido della caduta assolutamente gestibile. Altri, al contrario, potrebbero sentirsi a disagio in una situazione che richiede una grande agilità e capacità di adattamento, e che prevede un tuffo finale nell’ansa dell’onda e il saperne risalire la cresta.
 
Per i non amanti del surf c’è una buona notizia: l’avventurarsi in mare con sottobraccio una tavola rimane ancora una scelta. Si può anche evitare.
Invece, proviamo a trasporre questa riflessione sul contesto che viviamo oggi: non possiamo ignorare il mondo in cui ci troviamo che, come nella metafora del mare grosso, è sempre più complesso, incerto, volatile e ambiguo. La cattiva notizia? È impossibile da evitare, dobbiamo viverlo al meglio, poiché condiziona tutte le sfere della nostra vita.
 
Agilità e adattabilità diventano dunque competenze fondamentali per navigare le sfide dell’imprevedibile e del non conosciuto, da qui la nascita del nuovo acronimo B.A.N.I.
 

B.A.N.I. il nuovo acronimo per descrivere il mondo

Abbiamo recentemente conosciuto, analizzato e reagito al mondo V.U.C.A. - Volatility, Uncertainty, Complexity, Ambiguity - acronimo che ha descritto un contesto influenzato dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione, caratterizzato da mercati in continua e rapida trasformazione, in cui è diventato sempre più difficile pianificare e analizzare le diverse situazioni.
 
Oggi, invece, l’acronimo B.A.N.I. - Brittle, Anxious, Non-Linear, Incomprehensible - descrive una situazione che riflette le sfide più attuali, come la fragilità di sistemi apparentemente stabili, il processo decisionale guidato dall’ansia, le relazioni causa-effetto non lineari e le complessità incomprensibili.
 
Tornando alla metafora iniziale, non ci troviamo ad avere a che fare "solamente" con un mare grosso e onde altissime, con un mondo esterno a cui doverci adattare agilmente. Il mondo sembra non essere più come l'abbiamo conosciuto finora, nascondendo aspetti nuovi e non lineari.
 

Modello B.A.N.I. e le competenze da sviluppare per il futuro

L’effetto più evidente è una crescita del livello di ansia nelle persone, tale da influenzare pesantemente non solo i comportamenti individuali, ma anche i processi decisionali nelle organizzazioni.
 
Per le aziende è dunque doveroso domandarsi come continuare a mantenere e accrescere l’efficacia personale e organizzativa, nonostante un contesto generale così imprevedibile e la dilagante fragilità emotiva delle persone.
 
Una strada è senz’altro quella di lavorare sul cambiamento del modello di leadership.
 
Ai manager infatti, da tempo, non è più richiesto di conoscere tutto, di avere sempre una risposta, di pianificare a medio lungo periodo e portare avanti i piani rigorosamente. L’organizzazione più efficace in questi tempi inquieti è adattiva e ottimista, ed è mossa dal desiderio di scoperta e di influenzamento del futuro. È inoltre consapevole che imprevisti e avversità sono parte del “navigare” e sa assumere agilmente forme diverse in funzione delle necessità.
 
Pertanto, il manager nel mondo B.A.N.I. deve prima di tutto imparare a diventare anti-fragile (ne abbiamo parlato anche in questa intervista ad Alessandro Donadio), saper coltivare la fiducia, l’agilità e la versatilità organizzativa.
 
In particolare, l’organizzazione guidata da una leadership adattiva deve saper adottare strategie, pratiche e strumenti interni volti a sviluppare specifiche competenze (hard skills e soft skills) per contrastare e gestire i fenomeni di:
  • fragilità: con lo spirito del team, la fiducia reciproca e la collaborazione interfunzionale, supportata dal project management con check intermedi più frequenti e focalizzati;
  • ansia: attraverso la lettura condivisa dell’ambiente e il dialogo rispetto agli effetti emotivi dell’incertezza attivando piani di azione semplici, comprensibili e di rapida attuazione con frequente condivisione di risultati intermedi;
  • non linearità: grazie alla capacità di riconoscere bias e pregiudizi nella lettura degli eventi, di limitare i riferimenti a paradigmi precedenti e di basarsi sull’oggettività per riuscire a prendere le decisioni anche se si sta “navigando a vista”;
  • incomprensibilità: estendendo l’ascolto a tutti gli attori che vivono il contesto organizzativo e incoraggiandoli a esprimere i propri punti di vista e percezioni. In questo modo viene favorita la compartecipazione alle decisioni in un clima di accoglienza dell’errore, inteso come effetto compatibile con l’agire in assenza di completa chiarezza del quadro in cui ci si muove.
 

Come la leadership adattiva aiuta ad affrontare un mondo fluido, in continuo movimento

Potremmo descrivere il leader adattivo come una persona curiosa, vitale, acuta ascoltatrice degli stimoli esterni e dei contributi interni, capace di fare sintesi.
 
Mettere in pratica la leadership adattiva, quindi, significa coinvolgere, ispirare, trasmettere fiducia; si è leader adattivi quando si legittima la sperimentazione e ci si approccia agli errori come parte di un percorso di crescita, sia esso organizzativo o personale, imparando velocemente da essi, stimolando il team a fare altrettanto e a proiettarsi oltre.
E se è vero che solamente un adeguato equipaggiamento consentirà all’impresa, da un lato, di muoversi agilmente governando gli effetti di fenomeni nuovi e sconosciuti e, dall’altro, di sviluppare la capacità di cogliere lucidamente le relative opportunità, possiamo affermare che le organizzazioni “BANI-oriented” lavorano, almeno, su quattro drivers:
 
  1. governance: definizione e diffusione del sistema di regole, pratiche e processi mediante i quali l'azienda è diretta e controllata, così da garantire trasparenza, responsabilità e gestione efficace dei rischi;
  2. processi decisionali: implementazione di processi decisionali veloci e distribuiti;
  3. atteggiamento mentale dei singoli e dei gruppi: coltivazione di un approccio ai problemi basato sulla ricerca di soluzioni attraverso il pensiero critico, la trasmissione della fiducia nel futuro, lo sviluppo di credibilità e stima tra le persone;
  4. processi organizzativi: condivisione di flussi chiari, semplici e utili all’intera azienda;
  5. competenze trasversali: sviluppo a tutti i livelli dell’organizzazione di competenze legate alla gestione delle emozioni, alla consapevolezza di sé e dei cambiamenti; potenziamento di skills come l’apprendimento continuo, la capacità di decidere anche in condizioni di incertezza, la “cultura dell’errore”.
 

L’importanza di essere leader anti-fragili nel mondo B.A.N.I.

Il concetto di leadership nel mondo B.A.N.I. richiede un approccio diverso rispetto al passato. Un leader anti-fragile non si limita a resistere e ad adattarsi alle circostanze avverse, ma le sfrutta come catalizzatori per la crescita e il miglioramento, con la capacità di anticipare le tendenze e prevenire le esigenze del mercato.
 
Questa concezione di leadership è essenziale perché permette alle organizzazioni non solo di sopravvivere, ma di prosperare, approfittando delle sfide per rafforzarsi.
 
Lavorando sull’anti-fragilità dei processi organizzativi e delle persone, le imprese possono acquisire nuovi strumenti per navigare in qualsiasi mare, interpretando anche l’incerto e l’ambiguo con la serenità di poter contare sulle competenze interne necessarie per affrontare i black swan1, l’imprevedibile e l’ignoto, sapendo anche volgere il vento a proprio favore.
 
Promuovere attività e investimenti per la trasformazione della leadership è una responsabilità che dobbiamo sentire nei confronti della società, degli individui e delle organizzazioni.
Il punto da cui partire è lo sviluppo di nuove competenze, ovvero investire sulla preparazione dei leader a guidare i propri team in questa “dinamica vivacità” e a sopravvivere alle ondate dei cambiamenti cogliendone le sfide.
 1 Nassim Nicholas Taleb, The Black Swan: The Impact of the Highly Improbable

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