Metti che la scienza della felicità entri nella tua vita lavorativa

Articolo
A cura di
Diletta Masi, PRAXI Formazione
Andaf Magazine - Coaching in Pillole
8 gennaio 2024
  • Risorse Umane
  • Coaching
  • Formazione
  • Articolo

Ti sei mai chiesto perché le persone se ne vanno dalle aziende?

Nella nostra pratica quotidiana, a contatto con le per­sone, abbiamo raccolto e sistematizzato alcune affer­mazioni di manager e individual contributor che hanno cambiato azienda negli ultimi 5 anni.
«Non mi sentivo capito».
«Non riuscivo a esprimermi».
«Venivo sempre catapultato nelle cose senza sapere il perché».
«Era un mondo iper-controllante, di quelli che ti fanno sentire una marionetta».
«Non era un capo con il quale potevo dire la mia, por­tare le mie idee, condividere le difficoltà, tantomeno gli errori, dovevo solo garantire i risultati».
«Dove stavo prima ognuno pensava a se stesso cercan­do di prevalere sull’altro».
«Sentirsi parte del tutto anche se sei una minuscola par­ticella. Ecco, questo lì non c’era».

Quello che abbiamo notato è che tutte queste persone hanno in comune il fatto di sentirsi soli, non capiti, non valorizzati, non motivati.
Le neuroscienze e la scienza della felicità ci spiegano perché questi lavoratori stanno così male, fino al punto di andarsene. L’organizzazione, i capi e i colleghi non hanno saputo rispondere a 3 bisogni fondamentali:

  • bisogno di sicurezza;
  • bisogno di riconoscimento;
  • bisogno di connessione.

Sicurezza, riconoscimento e connessione sono necessari e indispensabili per dare armonia ed equilibrio all’essere umano. Sono gli elementi per un terreno fertile nel qua­le poter fiorire. Se volessimo usare un termine caro a chi ha ancora tutto il focus sul profitto, dovremmo dire che sono le condizioni vitali necessarie per performare.

Vuoi capire se tu, o il tuo team, potreste essere o andare in crisi? Analizza la situazione ponendoti alcune domande per valutare la capacità dell’ambiente di rispondere al bi­sogno di sicurezza determinata dalla solidità, dalla cer­tezza, dalla possibilità di esprimere il proprio pensiero e di essere accettati. Prova a chiederti:

  • ci scambiamo feedback trasparenti e volti al miglioramento?
  • c’è la possibilità di fare errori?
  • ci sentiamo liberi di esprimerci e di fare domande?
  • c’è la flessibilità di orari e di regole?
  • esiste un equilibrio vita-lavoro?
  • l’ambiente è inclusivo e sicuro?
  • è rispettato il valore innato della libertà?

Il bisogno di riconoscimento è determinato dalla ca­pacità dell’organizzazione di dare significato a ciò che le persone devono fare. Nell’ottica di valutare la sua capacità di rispondere a questo bisogno, ecco alcuni quesiti:

  • lo scopo di ciascun ruolo e lo scopo dell’organizza- zione sono esplicitati?
  • lavoriamo per responsabilità e risultati?
  • i principi di incentivazione sono trasparenti ed equi?
  • le logiche di sviluppo sono inclusive e paritarie?
  • ogni persona ha un progetto di crescita e formazione?
  • la gentilezza è praticata?
  • ci si sente apprezzati, riconosciuti?

Per soddisfare il terzo bisogno, quello di connessione, dobbiamo nutrire il capitale sociale, quel patrimonio di relazioni che ognuno di noi possiede e che è fonte di be­nessere. Se vogliamo far sentire le persone connesse tra di loro dobbiamo creare le condizioni che generino scambi e reciprocità. Poniti qualche domanda:

  • abbiamo obiettivi comuni, incentivi di team?
  • le decisioni sono condivise?
  • lanciamo survey delle quali restituiamo risultati o soluzioni?
  • c’è trasparenza nella comunicazione?
  • il purpose è vicino ai valori individuali?
  • esistono momenti creati appositamente per i valori del­la condivisione e della connessione, o li viviamo solo davanti alla macchinetta del caffè?

A questo punto crediamo che sia davvero facile collo­care le frasi che abbiamo citato all’inizio, raccolte tra i lavoratori che sono andati via dalle loro aziende, all’in­terno della mappa delineata dai 3 bisogni. Sarà facile ca­pire perché quelle persone non abbiano sentito, nel profondo senso di questa parola, di poter appartenere an­cora a un dato sistema.
Rispondere in anticipo a tutte le domande consente di identificare azioni concrete da fare e comportamenti da adottare. Nel tempo, si potrà così costruire un futuro pre­feribile, con l’impegno di tutti i livelli e di ogni persona, con passi sostenibili in base alla specificità di ogni or­ganizzazione.

Muovere le energie per soddisfare i bi­sogni di sicurezza, riconoscimento e connessione è la strada per far sentire ognuno al posto giusto.

 

Andaf Magazine – Gennaio 2024

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A cura di
Diletta Masi, PRAXI Formazione
Andaf Magazine - Coaching in Pillole
8 gennaio 2024
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